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Newsletter 5 – 2021

 

Addio agli oneri di sistema pagati in bolletta?

Con il decreto Pnrr (Semplificazioni-bis) si prospetta all’orizzonte un
soggetto terzo che provveda alla loro riscossione

 

Con le bollette dell’energia elettrica, oltre ai servizi di vendita (materia prima), ai servizi di rete (trasporto, distribuzione, gestione del contatore) e alle imposte, si pagano alcune componenti per la copertura di costi per attività di interesse generale per il sistema elettrico nazionale: si tratta dei cosiddetti oneri generali di sistema, introdotti nel tempo da specifici provvedimenti normativi.

Negli ultimi anni, gli oneri generali di sistema hanno rappresentato una quota crescente e sempre più significativa della spesa totale annua di energia elettrica degli utenti finali, tanto da arrivare a costituire in certi casi anche il 40% dell’imponibile in fattura. Ricordiamo che anche il gas è soggetto ad oneri di sistema, ma con costi che hanno un impatto decisamente inferiore nell’economia complessiva della bolletta. 

Gli oneri di sistema sono riscossi dai venditori e, per la gran parte, hanno come destinazione finale i conti della Cassa per i Servizi Energetici e Ambientali (CSEA). Tali oneri in quota alle bollette energetiche attualmente valgono circa 15 miliardi di euro all’anno e la sempre più crescente mole di denaro da riscuotere sta determinando delle criticità nel sistema di riscossione. Per come è concepito attualmente il meccanismo di riscossione, i venditori fungono in pratica da agenti di riscossione e devono garantirli al sistema in gran parte, anche nel caso non li incassino (salvo poterne ottenere in seguito un rimborso); questo comporta che gli stessi debbano disporre di garanzie finanziare nei confronti di terzi che coprano anche gli importi degli oneri di sistema, con conseguenti maggiori costi finanziari per garanzie senza alcun vantaggio.

A questo si aggiunge il fatto che nel corso degli anni si sono verificati più casi di venditori che si sono comportati in modo disonesto non versando gli oneri di sistema incassati dai clienti finali. Si tratta di perdite che spesso ammontano a centinaia di milioni di euro e che generalmente vengono poi “socializzate” a scapito di tutti i clienti finali.

Questi problemi potrebbero essere risolti togliendo al venditore l’onere di riscossione.

In base al recente Decreto Pnrr (Semplificazioni-bis) con l’art. 33-bis (Riforma del sistema di riscossione degli oneri generali di sistema) si afferma che, su proposta dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambienti (ARERA), con decreto dei Ministri dell’economia e delle finanze e della transizione ecologica, sono rideterminate  le modalità di riscossione degli oneri generali di sistema, prevedendo che, anche avvalendosi di un soggetto terzo che possegga caratteristiche di terzietà e indipendenza, le partite finanziare relative agli oneri possano essere destinate alla Cassa per i Servizi Energetici e Ambientali (CSEA) senza entrare nella disponibilità dei venditori.

Rimane dunque da capire come si concretizzerà nei fatti la riforma e al tempo stesso, come evidenziato dalla Ragioneria di Stato in merito, si dovrà fare attenzione a far sì che l’insorgenza di questo soggetto terzo non determini maggiori costi per l’attività di riscossione, che potrebbero essere posti a carico degli oneri generali di sistema, con il rischio di vanificare in parte o del tutto gli effetti benefici auspicati dalla riforma.

Polo Tecnologico per l’Energia, per i clienti in assistenza, continuerà a verificare le fatture anche in presenza di nuove tipologie di riscossione, quindi in presenza di due fatture mensili, una per gli oneri di sistema e una per tutti gli altri costi.

 

PUN ai massimi storici dal 2008

Non si ferma la crescita delle quotazioni dell’energia elettrica

 

L’aumento vertiginoso del costo dell’energia elettrica e del gas naturale rischia di porre un freno alla ripartenza economica iniziata con il diffondersi su larga scala delle vaccinazioni e le graduali riaperture in tutta Europa.

Nei mesi di marzo ed aprile 2020 abbiamo assistito ad un crollo delle quotazioni nei mercati finanziari e nei mercati energetici causato da un clima di incertezza e paura generato dal diffondersi della pandemia e conseguente riconoscimento dell’emergenza sanitaria ancora in atto. Complice anche l’improvvisa riduzione della domanda causata dall’adozione di drastiche misure di contenimento (lockdown), il prezzo spot dell’energia elettrica (PUN) è sceso rapidamente dal valore medio mensile di circa 40,00 €/MWh del mese di febbraio 2020 ai 21,00 €/MWh circa del mese di maggio, prima di iniziare a risalire.

In questi mesi il prezzo dell’energia elettrica aveva raggiunto valori minimi giornalieri di circa 10,00 €/MWh con valori orari addirittura nulli.

 

 

A partire da giugno 2020, il generale ottimismo ed i segnali di ripresa economica hanno rapidamente fatto risalire le quotazioni dell’energia elettrica, tornando prima ai livelli pre-COVID19 per poi superarli abbondantemente. Nel mese di giugno 2020 il valore PUN medio mensile era 28,00 €/MWh per poi salire fino a 48,00 €/MWh del mese di settembre, scendere leggermente nel mese di ottobre (43,58 €/MWh) a causa delle incertezze della seconda ondata e risalire nuovamente chiudendo l’anno anno con un valore di 54,04 €/MWh nel mese di dicembre, in linea con il valore medio annuale 2019 di 52,35 €/MWh. L’aumento registrato nella seconda parte dell’anno è stato quindi pari a 26,02 €/MWh, coincidendo con un rialzo del 93% rispetto al valore medio delle quotazioni di giugno 2020.

Se con dicembre 2020 i mercati dell’energia elettrica sembravano aver recuperato la situazione pre-COVID19, la prima metà del 2021 ha fatto registrare un trend al rialzo molto preoccupante, con valori di quotazioni spot e futures mai raggiunte negli ultimi 15 anni.

Nonostante il propagarsi dell’epidemia e l’incertezza della terza ondata, l’ampia disponibilità dei vaccini in Europa e la fiducia di evitare nuovi lockdown hanno contribuito a mantenere il prezzo medio spot dell’energia elettrica sopra il valore medio del 2019, in un range compreso tra 55,00 €/MWh e 70,00 €/MWh, prima di registrare un’impennata a partire da fine maggio con valori giornalieri del PUN costantemente superiori ai 75 €/MWh ed un prezzo medio mensile di agosto pari a 112,40 €/MWh, mai così alto dal 2008.

Quali sono le ragioni che possono giustificare un tale aumento?

Riuscire ad identificare i fattori che regolano giorno per giorno i mercati energetici non è facile, ma sicuramente si possono definire alcuni macro fattori che attualmente hanno particolare influenza nella formazione delle quotazioni dell’energia elettrica:

 

l’epidemia da COVID-19 è sicuramente l’attore principale dei mercati energetici di questo ultimo anno e mezzo, dapprima causando un crollo delle quotazioni dovuto al brusco calo della domanda e successivamente, con la ripresa economica, spingendo prepotentemente nella direzione opposta; la ripresa economica, infatti, per certi versi superiore alle attese, ha di fatto trovato i mercati tutt’ora impreparati a fronteggiare un aumento così repentino della domanda delle materie prime in generale;

l’elevato costo dei permessi di emissione della CO2, in parte legato al soddisfacimento degli obiettivi europei e in parte alla speculazione finanziaria, che incide significativamente sul costo di produzione da termoelettrico;

la scarsità di gas naturale, in parte dovuta ai problemi legati ai gasdotti dell’Europa Settentrionale ed alle tensioni con la Russia, in parte legata all’inverno rigido che si è protratto fino a primavera inoltrata e che ha contribuito a svuotare gli stoccaggi;

gli stoccaggi, che solitamente venivano riempiti ad inizio estate in previsione della prossima stagione fredda ma che ora, a causa di prezzi del gas naturale poco competitivi, risultano ancora sotto i normali livelli di riempimento;

la scarsità di rifornimento di GNL, assorbito completamente dai mercati asiatici in forte ripresa economica;

l’apporto delle fonti rinnovabili inferiore al previsto, in particolare lo scarso contributo dell’eolico di questi ultimi mesi, quasi dimezzato rispetto allo stesso periodo di riferimento dello scorso anno.

 

Cosa si prevede per il futuro?

Analizzando le quotazioni futures di energia elettrica e gas naturale, il sentimento generale dei mercati è quello di un leggero ridimensionamento delle quotazioni ed una regolarizzazione dei mercati che però non sarà immediata e lascia comunque spazio a grandi incertezze.

 

 

L’andamento dei prodotti futures Calendar evidenzia come il generale aumento delle quotazioni sia molto più evidente nei prodotti a scadenza più ravvicinata con il Calendar 2022 quotato quasi a circa 100,00 €/MWh, mentre i prodotti riferiti a periodi più lontani (Calendar 2024-25-26-27) sono quotati a valori nell’ordine di 30 €/MWh inferiori.

L’elevata domanda nel breve periodo unita alle problematiche evidenziate nel paragrafo precedente, rischiano però di mantenere il costo di produzione dell’energia a livelli storicamente molto elevati almeno per qualche mese, rischiando di pesare significativamente sui bilanci delle imprese e delle famiglie italiane.

 

La Corte Costituzionale chiamata ad esprimersi in merito al recupero delle addizionali provinciali

Sotto analisi l’obbligo per il venditore di restituire l’imposta provinciale

 

Novità sul fronte del recupero addizionali provinciali. Non tanto in merito alla legittimità del rimborso spettante ai clienti finali che hanno versato l’imposta addizionale provinciale nel corso degli anni 2010-2011, quanto alle modalità di rimborso ed al ruolo chiave del fornitore in quanto soggetto terzo con funzione di intermediario tra l’erario e l’utente finale.

Recenti sviluppi sul fronte del recupero delle addizionali hanno evidenziato come le modalità di restituzione delle accise indebitamente riscosse e l’onere imposto dalla legge al venditore di rimborsare un indebito, privino il fornitore stesso di consistenti disponibilità economiche, compromettendone la propria attività ed esponendolo al rischio di insolvenza.

Secondo la giurisprudenza italiana infatti, spetterebbe al fornitore “l’onere di anticipare le somme percepite indebitamente in virtù di una sentenza provvisoriamente esecutiva, con la possibilità di recuperare le somme solo dopo anni (divergenza temporale tra sentenza provvisoriamente esecutiva, che obbliga il venditore a corrispondere l’indebito comunitario, e passaggio in giudicato della sentenza che legittima la richiesta di restituzione delle somme anticipate)”.

Il fornitore viene, di fatto, chiamato a rispondere “per un fatto o inadempimento non imputabile allo stesso, ma al legislatore dello Stato membro, così arrecando pregiudizio al contenuto essenziale del diritto costituzionale alla libera iniziativa economica”.

L’entità degli importi oggetto di restituzione e l’obbligo per i fornitori “di sostenere una difesa giudiziale, per una moltitudine diffusa di procedimenti, con costi ingenti a proprio esclusivo carico senza alcuna possibilità di rimborso, specie quando il diritto del cliente al rimborso appare chiaro e delineato alla luce della condivisibile giurisprudenza della Corte di Cassazione”, possono implicare per questi ultimi uno sbilanciamento finanziario sulla cui ragionevolezza è stata chiamata a pronunciarsi la Corte Costituzionale.

La vicenda nasce dall’interrogativo sollevato dal Consorzio Energia Assindustria Vicenza al collegio arbitrale di Vicenza. Esso appare legittimo, ma rischia di bloccare il meccanismo di rimborso delle imposte indebitamente versate, danneggiando ulteriormente le imprese, in un momento storico di difficoltà economica. Questa risposta favorisce i fornitori, non le imprese e quindi si tratta di un passo indietro nella lunga e complicata vicenda.

Polo Tecnologico per l’Energia continuerà a seguire attentamente la vicenda informando i propri clienti di eventuali ulteriori sviluppi.

 

Relazione annuale ARERA 2020

Focus sui venditori di energia elettrica e gas

 

Il 9 luglio 2021 è stata pubblicata la Relazione annuale 2020 dell’ARERA sullo Stato dei servizi e sull’Attività svolta. La tradizionale presentazione con la relazione del Collegio dell’Autorità al Parlamento e al Governo si terrà invece a fine settembre.

La presentazione sullo stato dei servizi pubblici nel nostro Paese riguarda l’energia elettrica, il gas, il servizio idrico e i rifiuti.

Gli elementi contenuti nei due volumi riguardano i 12 mesi dell’anno solare 2020, fortemente influenzato dall’impatto nazionale e internazionale della pandemia da Covid e non contemplano dunque i mesi di quest’anno.

In questo articolo vogliamo riportare un focus riguardante i venditori di energia elettrica e gas.

Nelle pagine seguenti sono riportate le tabelle con indicati i primi venti gruppi per vendite di energia elettrica e gas naturale al mercato finale nel 2020. A questo link potete consultare la Relazione annuale ARERA per l’anno 2020; riportiamo alcune informazioni in forma sintetica:

Energia elettrica

Enel ed Edison si confermano in testa alla classifica dei principali venditori di elettricità al mercato finale nel 2020, ma con la prima che perde volumi mentre la seconda ne guadagna

A2A sale sul podio in terza posizione scavalcando Hera

Hera scende in quarta posizione ma mantiene gli stessi volumi dell’anno precedente

Costanti Axpo Group ed ENI

Risale di tre posizioni ACEA scavalcando Iren, E.ON e Green Network

Perdono diverse posizioni Iren, Green Network e CVA

Guadagnano posizioni Duferco, Alperia ed Engie

 

 

Gas naturale (Metano)

Eni, Edison ed Enel si confermano in testa alla classifica dei principali venditori di gas al mercato finale nel 2020

Hera ed Iren mantengono la stessa posizione dell’anno precedente

A2A perde una posizione (7° posto)

Entrano in classifica Alperia ed Egea

Ha guadagnato diverse posizioni il gruppo Royal Dutch Shell

Sono usciti dalla classifica i gruppi Soelia e Repower

 

 

Tabella 1 – Primi venti gruppi per vendite di energia elettrica al mercato finale nel 2020 (in GWh)

 

Tabella 2 – Primi venti gruppi per vendite di gas naturale al mercato finale nel 2020 (volumi in Mm3)

 

Si ricorda infine che PTE non è legato ad alcun fornitore e, tramite i propri clienti, ha rapporti con più di 20 fornitori di energia elettrica e gas naturale.