Numero 4 – 2021
Massimi storici per il costo della CO2
Tra speculazione e ripresa economica, i prezzi dell’energia elettrica ne
risentono significativamente
L’European Union Emissions Trading Scheme (EU ETS) è il sistema europeo per lo scambio di quote di emissione di gas serra finalizzato alla riduzione delle emissioni nei settori maggiormente energivori (produzione di energia elettrica, cemento, acciaio, alluminio, laterizi e ceramiche, vetro, chimica, aviazione, carta, etc.) nell’Unione Europea. Dal 2013, salvo eccezioni legate alla tutela della competitività sui mercati internazionali dei settori manifatturieri, l’assegnazione dei permessi di emissione agli impianti soggetti all’obbligo ETS avviene in parte a titolo gratuito con quote annuali di diritto ed in parte a titolo oneroso attraverso piattaforme d’asta gestite da mercati regolamentati (European Energy Exchange – EEX con sede a Lipsia e ICE Futures Europe – ICE, con sede a Londra).
I produttori di energia elettrica e gli impianti che si occupano di cattura, trasporto e stoccaggio di CO2 devono approvvigionarsi sul mercato delle quote necessarie per coprire il proprio fabbisogno di emissioni. Manifattura ed aviazione ricevono parte delle quote a titolo gratuito e ricorrono alle aste per la parte rimanente. I soggetti finanziari invece (banche, società di investimento e intermediari finanziari) partecipano alle aste contribuendo ad aumentare la liquidità del mercato primario e secondario.
Dal 2018, la quota di emissione è classificata come strumento finanziario ai sensi delle disposizioni del pacchetto MiIFID II, cosa che ha fatto entrare nelle compravendite gli hedge funds.
Con l’entrata degli hedge funds e la progressiva riduzione dell’emissione di nuove quote annuali gratuite, si è però assistito ad una significativa fase di manovre speculative aventi, come conseguenza, l’impennata dei prezzi delle quote CO2 presenti sui mercati e pesanti ricadute economiche sui prezzi delle quotazioni spot e futures dell’energia elettrica.
Per comprendere meglio le dinamiche descritte e le conseguenze sui prezzi dell’energia elettrica, si riportano i seguenti grafici:
1. Correlazione PUN Baseload – Spot CO2
2. Correlazione futures energia elettrica – Futures CO2
Si può notare l’evidente correlazione tra i futures dei prezzi dell’energia elettrica e quelli della CO2 e un legame leggermente meno diretto con i prezzi spot (PUN – Prezzo Unico Nazionale della Borsa elettrica), dove le dinamiche di mercato domanda-offerta risultano ancora predominanti.
Si possono anche notare i valori record di oltre 50,00 € a tonnellata raggiunti dai futures e dai valori spot della CO2 a partire dalla seconda metà di maggio 2021, valori che influenzano pesantemente le quotazioni futures e spot dell’energia elettrica e la gestione del parco energetico termoelettrico europeo. L’obiettivo del meccanismo di favorire la transizione energetica tramite la via delle aste per la CO2, dovrebbe però essere a medio e lungo termine e deve avere tempi compatibili con l’adeguamento degli impianti industriali e con l’implementazione di soluzioni alternative efficienti.
Ieri il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva la Legge sul Clima, che sancisce l’aumento dal 40 al 55% della riduzione delle emissioni di gas-serra della Ue entro il 2030. La Legge sul Clima dovrebbe essere formalmente approvata dal Consiglio lunedì, per essere poi pubblicata nella Gazzetta Ufficiale Ue ed entrare in vigore 20 giorni dopo. Il 14 luglio la Commissione presenterà il pacchetto di 12 provvedimenti “Fit for 55” necessari a centrare il nuovo obiettivo al 2030. L’obiettivo di riduzione del 55% rimane molto lontano secondo quanto riportato nei National Inventory Report 2021 e l’Informative Inventory report 2021 presentati il 15 e 16 aprile da ISPRA. Nel 2019 si è registrata infatti una diminuzione di emissioni di gas serra rispetto al 1990 pari al 19%, passando da 519 a 418 milioni di tonnellate di CO2 equivalente ed un calo del 2,4% rispetto al 2018. Le cause principali di tale riduzione di emissioni sono attribuibili alla crescita negli ultimi anni della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico), all’incremento dell’efficienza energetica nei settori industriali e alla riduzione dell’uso del carbone. Sempre secondo i rapporti ISPRA, i settori della produzione di energia e dei trasporti restano responsabili di circa la metà delle emissioni nazionali di gas climalteranti, settori sui quali occorrerà focalizzare sforzi ancora maggiori per riuscire a raggiungere gli prefissati per il 2030.
Risulta importante la diminuzione delle emissioni provenienti dal settore delle industrie energetiche che, sempre rispetto al 1990, scendono del 33% nel 2019, a fronte di un aumento della produzione di energia termoelettrica da 178,6 Terawattora (TWh) a 195,7 TWh, e dei consumi di energia elettrica da 218,7 TWh a 301,8 TWh. In Italia il consumo di metano nel settore civile era già diffuso nei primi anni ’90 e la crescita delle emissioni, in termini strutturali, è invece correlata all’aumento del numero delle abitazioni e dei relativi impianti di riscaldamento oltre che ai fattori climatici annuali.
Nuove regole per i Certificati bianchi
Pubblicato in Gazzetta ufficiale il nuovo decreto
Con la pubblicazione del D.M. 21 maggio 2021 sono introdotti e cambiati molti elementi riguardanti i certificati bianchi (TEE) e questi cambiamenti saranno in vigore dal 1° giugno 2021.
Si riportano le novità più importanti:
• maggiore flessibilità nella presentazione dei progetti;
• ampliamento della tipologia degli interventi ammessi e dei soggetti partecipanti al meccanismo;
• possibilità di cumulare i certificati bianchi con i crediti di imposta a partire dal 1° gennaio 2020;
• riduzione della soglia minima per l’accesso a TEE virtuali dal 30% dell’obbligo minimo al 20% ;
• introduzione del nuovo meccanismo ad asta;
• adozione del meccanismo di market stability, ossia l’opportunità per il MITE (Ministero della Transizione Ecologica) di poter revisionare gli obiettivi e gli obblighi del meccanismo, sulla base di una periodica analisi di predefiniti parametri di controllo.
A corredo delle misure previste per il decreto, il GSE avvierà delle iniziative finalizzate a fornire agli operatori del settore maggiori strumenti utili per una corretta predisposizione dei progetti da presentare, come la pubblicazione della Guida operativa e delle schede di progetto a consuntivo con aggiornamento delle Guide settoriali e lo sviluppo del portale sui certificati bianchi.
Polo Tecnologico per l’Energia rimane a disposizione per eventuali richieste di chiarimento.
Power Purchase Agreement
Verso la decarbonizzazione e la diversificazione dell’approvvigionamento energetico
Un Power Purchase Agreement (PPA) è un accordo bilaterale di fornitura di energia elettrica pluriennale (10-15 anni) proveniente da fonte rinnovabile tra due parti, di solito tra un produttore di energia elettrica (seller) e un consumatore o distributore di energia elettrica (buyer).
I PPA definiscono nel dettaglio tutti i termini e le condizioni per la vendita e l’acquisto di energia elettrica, compresi il volume di elettricità da fornire, i prezzi negoziati, il bilanciamento tra produzione e consumi e le penali in caso di inadempimento del contratto. Trattandosi di un accordo bilaterale, il PPA può assumere varie forme ed essere adattato alle parti. Le forniture di energia elettrica possono essere fisiche o avvenire attraverso gruppi di bilanciamento.
Poiché i PPA possono ridurre i rischi legati ai prezzi di mercato, sono utilizzati in particolare dai grandi consumatori di energia elettrica e nel caso di investimenti importanti previsti per la costruzione o il mantenimento di impianti di energia rinnovabile.
Il consumatore ha l’obbligo di fornire al produttore quanto segue:
• previsione della produzione e gestione degli sbilanciamenti;
• definizione e trasmissione giornaliera delle offerte sul mercato;
• gestione dei flussi economici derivanti dalla vendita dell’energia;
• gestione di tutte le partite economiche verso i mercati, il gestore di rete e il distributore locale;
• ritiro delle GO (Garanzie di Origine).
Si riporta un’analisi dei vantaggi e degli svantaggi per il consumatore
Pur non esistendo una classificazione a livello normativo, possiamo suddividere i PPA in due grandi categorie: quelli fisici e quelli virtuali a seconda che il consumatore riceva o meno direttamente l’energia elettrica.
Da un sondaggio sui prezzi PPA aziendali effettuato da Bloomberg New Energy Finance (BNEF) si è rilevato che Spagna e Svezia hanno il primato di economicità. In Svezia si sono registrati prezzi medi per la vendita di energia eolica onshore di appena 30,50 €/MWh. Il solare fotovoltaico ha invece toccato i 35,30 €/MWh in Spagna. Nel resto dell’Europa i prezzi dell’energia rinnovabile mostrano invece una diffusa disomogeneità.
Questi contratti si sono originariamente diffusi in Europa e Nord America, attirando per primi i colossi tecnologici come Amazon che ha firmato complessivamente contratti per l’acquisto di 7,5 GW di energia pulita, Google (6,6 GW) e Facebook (5,9 GW).
Oggi, lo strumento inizia a coinvolgere un numero crescente di società attive in diversi settori, puntando anche a Medio Oriente, Africa e America Latina. Nel 2020 i corporate PPA sono cresciuti del 18% rispetto all’anno precedente, arrivando a 23,7 GW.
Polo Tecnologico per l’Energia rimane a disposizione per fornire eventuale assistenza nella predisposizione e gestione dei contratti PPA.
Fotovoltaico in agricoltura
Come combinare agricoltura e produzione di energia elettrica in un futuro sempre più sostenibile
Con il termine agrivoltaico si identifica un modo innovativo di combinare l’energia rinnovabile con l’agricoltura in un paesaggio caldo e arido, posizionando pannelli solari fotovoltaici sopraelevati su un sottobosco di piante, al fine di produrre energia pulita. Il fotovoltaico permette così di integrare il reddito aziendale e previene l’abbandono o dismissione dell’attività produttiva.
L’energia agrivoltaica nasce come risposta a due grandi vincoli dell’economia energetica moderna, da una parte la necessità di sviluppare significativamente la capacità rinnovabile installata del parco energetico nazionale e mondiale, dall’altra il vincolo di non sottrarre terreni destinati all’agricoltura in favore della produzione energetica.
Numerosi studi hanno inoltre evidenziato mutui benefici dati dall’interazione di agricoltura e fotovoltaico. Da un lato, l’installazione di pannelli fotovoltaici sopra le coltivazioni permette l’ombreggiamento parziale delle colture agricolture riducendo l’evapotraspirazione delle piante e quindi il consumo idrico o il rischio di siccità. Dall’altra l’ampio spazio areato sottostante i pannelli e la presenza di piante favorisce lo smaltimento del calore generatore per effetto Joule all’interno dei pannelli stessi, con conseguenti benefici in termini di efficienza elettrica dei moduli installati.
Secondo Ezio Terzini, responsabile divisione ENEA di Fotovoltaico e Smart Devices, lo sviluppo dell’agrivoltaico potrebbe contribuire a superare alcune delle criticità che oggi ostacolano la crescita del fotovoltaico. “La specificità dei contesti urbani italiani e il limitato potenziale di integrazione del fotovoltaico negli edifici, ma anche le incertezze legate al cambiamento di uso del suolo e alla trasformazione del paesaggio bloccano le autorizzazioni”.
La potenzialità dell’agrivoltaico nel panorama energetico italiano è evidente per ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) che nel mese di maggio 2021 ha lanciato la prima rete nazionale per l’agrivoltaico sostenibile, aperta a imprese, istituzioni, università e associazioni di categoria al fine di promuovere questa forma di energia che, dunque, consente di produrre energia elettrica da fotovoltaico e, al tempo stesso, di coltivare i terreni.
L’obiettivo è quello di arrivare alla definizione di un quadro metodologico e normativo, di linee guida per la progettazione e valutazione degli impianti, di strumenti di supporto ai decisori e di contribuire alla diffusione di conoscenze e promuovere le eccellenze italiane nei settori delle nuove tecnologie per l’energia rinnovabile, dell’agricoltura e del paesaggio.
Ad oggi, l’agrivoltaico in Italia rappresenta ancora una tecnologia fase sperimentale, i cui benefici generali sono evidenti ma ancora non quantificati e della quale si sentirà molto parlare nei prossimi anni.
Polo Tecnologico per l’Energia può assistervi in tutte le fasi, dalla progettazione alla direzione lavori alle pratiche burocratiche (Comune, GSE, eccetera).
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