Le frontiere dell’energia
Il mondo dell’energia è in continua evoluzione e la tecnologia amplia le frontiere
Sempre più aziende e Pubbliche Amministrazioni stanno attuando attività di efficienza energetica. La Cassa Rurale dell’Alta Valsugana ha voluto ha voluto trattare l’argomento condividendo con i propri Soci alcune riflessioni sul tema dell’energia. Riproponiamo l’intervista, pubblicata sulla loro rivista “Linea diretta Socio” nel mese di settembre, a Maurizio Fauri di Polo Tecnologico per l’Energia e docente dell’Università di Trento. Il taglio è rivolto principalmente all’utente domestico, ma alcuni spunti possono essere interessanti per una conoscenza più generale dell’argomento.
Che fase sta vivendo il settore dell’energia?
Il settore dell’energia sta vivendo una fase di forte trasformazione sulla spinta delle urgenze causate dal riscaldamento globale della terra. L’ultima conferenza sui cambiamenti climatici, tenutasi a Parigi dal 30 novembre al 12 dicembre 2015, ha portato ad un accordo globale sulla riduzione dei cambiamenti climatici con il consenso dei rappresentanti delle 196 parti partecipanti. In base a tale accordo, si prevedono investimenti per 100 miliardi di dollari nel prossimo futuro. L’energia è un settore chiave al quale guardano con interesse anche i grandi fondi azionari per programmare i prossimi investimenti.
Quanto costa l’energia e quanto vale? Qual’è la percentuale di resa di 1 litro di benzina e cosa si può fare con un litro di benzina?
Il prezzo economico dell’energia ha un peso molto forte sulla concorrenza industriale essendo sempre tra le prime voci di costo della produzione. Quindi le aspettative sarebbero quelle di aver dei prezzi dell’energia sempre più bassi. Per altro non ci rendiamo conto del valore intrinseco dell’energia. Se si considera che il lavoro teorico contenuto in un litro di benzina è pari a 10 kWh circa, con questa quantità di energia si potrebbero sollevare 70.000 damigiane piene di vino ad un’altezza di un metro da terra. Quale persona accetterebbe mai di svolgere un simile lavoro per 0,25 Euro? (costo di un litro di petrolio con l’attuale prezzo di 35 Euro al barile – 150 litri)
Ma l’energia pulita conviene?
Non è possibile confrontare l’energia pulita con le fonti fossili solo sulla base degli investimenti per la produzione dell’energia, ma occorre considerare anche i costi indiretti legati all’impatto sull’ambiente e sulla salute delle persone. Certamente il kWh prodotto con le fonti rinnovabili costa di più rispetto a quello prodotto con le fonti fossili, però nel conto non si considerano mai gli effetti indiretti causati dai naufragi delle petroliere oppure dalla centrale di Chernobyl o dalle malattie polmonari provocate dalle polveri sottili.
Automobili elettriche, solo una moda?
Le auto del futuro saranno elettriche. In questo momento di transizione però, le auto a combustibile fossile hanno raggiunto una tecnologia e delle prestazioni, soprattutto in termini di autonomia, che attualmente non è facile pareggiare con le auto elettriche. Per il futuro prossimo, forse sarà necessario prevedere una fase di transizione attraverso l’impiego di carburanti rinnovabili come il bio-metano.
Energia fossile che impatto sociale?
Nella valutazione dell’uso delle fonti fossili non si tiene mai conto degli effetti sulla salute e quindi dei costi indiretti provocati dall’inquinamento ambientale. Si potrebbe fare una analogia con i costi indiretti correlati con il fumo. L’introduzione della legge contro il fumo del 2003 ha ridotto i ricoveri per infarto del 5% ogni anno. Di quanto si potrebbero ridurre le malattie causate dall’uso dei combustibili fossili se riuscissimo a produrre tutta l’energia da fonte rinnovabile?
Le centrali a biomassa sono sostenibili? E quelle idroelettriche piccole o grandi. Convengono? Il mercato è immediato, ma serve considerare il tempi di ritorno. Perché non succede?
Qualunque investimento nelle fonti rinnovabili è sostenibile se riferito all’ambiente. Purtroppo troppo spesso si guarda alla sostenibilità economica più che a quella ambientale, trascurando di mettere in conto i costi indiretti che poi si riflettono sulla spesa sanitaria e quindi sui costi pubblici generali. D’altra parte gli investimenti nel settore dell’energia, al contrario delle opere strutturali come strade, marciapiedi, giardini, ecc., generano profitto e quindi è inevitabile calcolarne i tempi di ritorno anche economici. Gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili dovrebbero essere invece considerati senza tempo di ritorno al pari della realizzazione di una fognatura. Si è mai calcolato forse il tempo di ritorno di una fognatura?
Autarchia energetica familiare è possibile?
Le famiglie che sono riuscite ad installare un proprio impianto fotovoltaico, apprezzano sicuramente il calo dei propri costi energetici, ma soprattutto apprezzano la propria indipendenza energetica. Alcune fonti rinnovabili, come il fotovoltaico, hanno anche il pregio di poter essere fortemente diffuse e quindi di creare una sorta di democrazia e autonomia energetica. L’energia elettrica prodotta da grandi centrali a combustibile fossile o nucleare sarebbero invece necessariamente in mano a poche aziende con conseguente rischio di concentrazione della gestione del settore.
L’energia nucleare serve ancora oppure il fotovoltaico è il futuro?
Oggi è impensabile pensare ad un futuro con produzione di energia elettrica da processo di fissione nucleare. Nei prossimi anni le centrali nucleari serviranno per contenere le emissioni di CO2 e superare il periodo di transizione dalle fonti fossili a quelle rinnovabili. Tutte le grandi nazioni hanno dismesso o stanno dismettendo la politica energetica basata sulle centrali nucleari. D’altra parte, la drastica riduzione dei costi delle fonti rinnovabili (per es. i costi del fotovoltaico si sono ridotti di almeno 7÷8 volte nel giro degli ultimi 10 anni) ed il basso prezzo del petrolio non rendono più conveniente la scelta nucleare.
Se tutta l’energia elettrica italiana fosse prodotta con il fotovoltaico, quanta superficie occuperebbe?
A maggio del 2015, quasi il 50% dell’energia elettrica è stata prodotta da fonte rinnovabile. Se si pensa che tutta l’energia elettrica consumata in Italia in un anno è pari a circa 300 miliardi di kWh, basterebbero solo 3.000 km quadrati di fotovoltaico per produrla (pari a metà della superficie della provincia del Trentino). In questo momento, gli impianti fotovoltaici installati coprono “solo” 180 km quadrati.
Energia a costo zero, un’utopia?
Forse un giorno sarà possibile generare energia dalla fusione nucleare e quindi ottenere energia a prezzi quasi nulli. In ogni caso, anche se un giorno si realizzasse il sogno della fusione nucleare e si potesse generare energia a costo zero (o quasi zero), bisognerà cercare di tenere comunque alto il prezzo dell’energia per evitare di sprecare un bene prezioso. Una cosa perde di valore quando non costa nulla e si rischia si usarla in maniera poco razionale.
Le company quanto incidono sul costo dell’energia e sul mancato sviluppo di alternative a basso costo?
Per anni le grandi case automobilistiche hanno cercato di ostacolare le auto elettriche per poter rientrare degli investimenti fatti sui motori a combustione interna. Oggi la spinta alle fonti rinnovabili e all’efficienza energetica è limitata da un prezzo del petrolio estremamente basso. Le sempre più gravi condizioni climatiche causa del surriscaldamento globale del pianeta non consentono però ulteriori indugi e forse speriamo che a questo punto le multinazionali capiscano come sia più conveniente cavalcare il cambiamento piuttosto che ostacolarlo.
Come si può consumare meno energia?
E’ dimostrato che in ambiente domestico i nostri comportamenti possono ridurre i consumi fino al 30% senza alcun intervento di tipo tecnico. Per avere una drastica riduzione dei consumi basterebbe nel settore pubblico attribuire la responsabilità dei consumi energetici “ad personam”. La mancanza di responsabilità nel sostenere i costi energetici, crea inevitabilmente degli sprechi. Si pensi che negli uffici pubblici (dove non esiste una responsabilità diretta al pagamento dell’energia) i consumi pro-capite sono 5 volte superiori rispetto a quelli domestici (dove esiste una responsabilità diretta dei costi).
Il petrolio è una scelta vecchia?
Direi proprio di sì, almeno per molte cose e applicazioni. Si pensi alle buste della spesa di plastica che hanno generato una quantità incalcolabile di danni ambientali. Perché non se ne poteva fare a meno fin da subito e, come si fa oggi, fare la spesa con le borse di stoffa?
L’energia ha un effetto educativo?
L’energia è un bene il cui valore non viene apprezzato in maniera sufficiente nonostante abbia una ricaduta ambientale e sociale molto elevata. Dopo l’educazione sessuale e stradale, sarebbe bene introdurre nelle scuole anche l’educazione energetica. Dobbiamo soprattutto impararne a conoscere il valore ed a non sprecarla.
Vale ancora la pena investire in un impianto fotovoltaico domestico?
In termini economici, la mancanza del “Conto Energia” ha reso sicuramente meno interessante un investimento fotovoltaico. Tuttavia il calo dei prezzi degli impianti ha compensato questa diversa resa economica. Il conto della convenienza è presto fatto. Ogni kW di fotovoltaico installato produce all’anno circa 1000 kWh e quindi con un costo dell’energia elettrica acquistata dalla rete di circa 0,20 Euro/kWh, permette un risparmio di circa 200 Euro all’anno. Se un impianto fotovoltaico costa circa 1200 Euro per kW installato, il tempo di ritorno dell’investimento è di circa 6 anni. Dato che un impianto fotovoltaico dura oltre 30 anni, si può affermare che risulta essere ancora economicamente conveniente (senza considerare tutti gli ulteriori benefici dati dalla sostituzione della fonte fossile con quella rinnovabile).
Lei ha fatto uno studio a Pergine per la centrale di trigenerazione e la centrale di biomassa. Scelte intelligenti?
Credo che oggi non ci possa esimere dall’intraprendere nuove politiche energetiche che aumentino l’efficienza globale degli impianti, come nel caso della trigenerazione, o sfruttino di più le fonti rinnovabili, come nel caso della biomassa. Il legno è sicuramente una risorsa, specialmente per il Trentino. Le Associazioni di categoria hanno valutato che si potrebbero creare in tutta Italia circa 350.000 posti di lavoro con una politica corretta che non porti alla deforestazione ma ad una corretta manutenzione dei boschi.
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