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Numero 2 – 2020

 

Mercati energetici e COVID-19

Crollano a picco tutte le commodity

 

Il coronavirus o COVID-19 è ormai diventato un pericolo globale, capace di bloccare interi settori dell’economia dei Paesi e mettere in crisi le borse di tutto il mondo.  Probabilmente solo a distanza di anni potremo percepire la gravità del momento. Di sicuro le conseguenze si sentiranno nel medio-lungo periodo. Il settore energetico non è sicuramente un settore risparmiato dall’emergenza, anzi è probabilmente uno di quelli che più ne risente.

In un’ottica standard di mercato, al crollo della domanda energetica causata dai numerosi protocolli di emergenza attuati dai vari Stati, si accompagna un’offerta di mercato che non trova più sbocchi e che si traduce in un crollo del prezzo dell’offerta. I valori delle quotazioni “EEX futures” per le forniture di energia elettrica hanno registrato un calo di oltre 10 €/MWh da inizio anno, avvicinandosi rapidamente ai livelli di minimo storico di aprile 2016. Il mercato delle quotazioni EUA (quotazioni CO2), potenzialmente un mitigatore del crollo, ha seguito lo stesso deciso andamento al ribasso, accentuando la caduta del costo di produzione dell’energia e quindi dei prezzi offerti sul mercato.

Il mercato del gas naturale, d’altra parte, non è mai stato così economico dal 2013 ad oggi, complici le temperature miti dell’inverno e la gran quantità di GNL disponibile per il mercato europeo. La produzione di energia elettrica da turbogas è favorita, riducendo ulteriormente i prezzi spot del mercato all’ingrosso dell’energia elettrica e la richiesta di permessi EUA connessi alle centrali termoelettriche a carbone. Infine il greggio, da sempre il principale indice di riferimento per i mercati energetici, non è mai stato così debole dal 2010, con quotazioni nei mercati spot dimezzate da inizio marzo ad oggi. In questo caso però, il fattore COVID-19 passa quasi in secondo piano rispetto a questioni di politica internazionale, con una guerra di prezzi messa in atto tra Paesi Opec, Stati Uniti e Russia.

Di seguito si proverà ad analizzare nel dettaglio i vari mercati energetici.

Petrolio e Brent

Il mercato spot “Brent Crude Oil” è sicuramente indicativo del periodo di emergenza che stiamo attraversando. La significativa diminuzione della domanda, prima cinese e poi europea, e la politica adottata dai Paesi produttori che pur di non perdere i propri mercati hanno drasticamente ridotto i prezzi di vendita, hanno letteralmente dimezzato il valore del greggio in meno di un mese.

 

Fonte: https://markets.businessinsider.com/commodities/oil-price

 

Il 25/03/2020 il mercato spot ha fatto registrare un valore di chiusura di 25,06 $/bb (dollari americani a barile), inimmaginabile considerando che il prezzo medio di dicembre 2019 era stato 67,12 $/bb.

 

 

Gas naturale

Il mercato del gas naturale è molto complesso ed il suo andamento risente di numerosi fattori che si uniscono alla generale diminuzione della domanda dovuta al COVID-19.

 

1. In primo luogo ci sono le temperature. L’inverno che si sta per concludere, a livello europeo è stato probabilmente uno dei più caldi degli ultimi anni. La richiesta di gas naturale ad uso riscaldamento è stata molto minore del previsto e i depositi nazionali, riempiti nel corso dell’anno in previsione del picco invernale, sono rimasti pressoché intaccati.

2. Il GNL (gas naturale liquefatto) negli ultimi anni è diventato un vettore energetico molto importante nel panorama europeo. Rappresenta un metodo di approvvigionamento estremamente valido, capace di ricavarsi un significativo spazio all’interno del mercato nazionale e ridurre la dipendenza dall’import russo e nord africano. Quest’anno i fornitori di quasi tutto il mondo di GNL stanno esportando in Europa in seguito al crollo dei prezzi in Asia.

3. La guerra dei prezzi Anche in questo caso troviamo Stati Uniti e Russia che si contrappongono per il mercato europeo. I primi che vogliono inserirsi prepotentemente nel mercato europeo con le loro navi di GNL, i secondi, da sempre operatori principali sul panorama europeo, che vogliono mantenere il “dominio”.

 

Questa complessa concomitanza di fattori ha spinto il valore delle quotazioni PSV “futures” al minimo storico, risultato rispecchiato anche nei mercati spot.

 

 

 

Energia elettrica

Il principale attore del crollo delle quotazioni dell’energia elettrica è sicuramente il crollo della domanda. L’emergenza sanitaria ha drasticamente influenzato la produzione industriale, riducendo le attività nei settori “essenziali” e chiudendo completamente settori non considerati indispensabili per far fronte all’emergenza.  Le misure di contenimento avviate in un primo momento a livello nazionale, si sono poi estese a livello europeo, riducendo ulteriormente i consumi.

Il mercato spot è sicuramente influenzato dal contingente momento di emergenza con consumi ridotti al minimo e in parte anche da un minor costo di produzione di energia elettrica tramite le centrali a turbogas che si approvvigionano di gas a prezzi molto bassi. I prezzi della borsa elettrica (PUN) sono scesi da valori superiori ai 40 €/MWh di gennaio e febbraio, sino ai circa 25 €/MWh degli ultimi giorni.

 

 

I prezzi futures dell’energia elettrica nel breve periodo (anni 2021 e 2022) sono quelli che risentono maggiormente di questa crisi portando le quotazioni per l’anno 2021 a circa 44 €/MWh, quando la media di gennaio delle quotazioni offerte lo scorso anno era di 58,38 €/MWh. Per l’anno 2022 il valore della quotazione all’ingrosso si attesta attorno a 46 €/MWh mentre la media del 2019 era di 56,80 €/MWh. Restano ancora a livelli poco più alti le quotazioni per gli anni successivi.

 

 

Come già anticipato, grande influenza sul costo di produzione dell’energia elettrica e quindi sui prezzi offerti sui mercati all’ingrosso, la hanno i “futures” del gas naturale, necessari per il funzionamento dei turbogas, e i “futures” dei permessi di emissione (EUA), obbligatori per tutti gli impianti di produzione con potenza installata maggiore di 20 MW. Questi, risentendo del generale andamento delle borse e della Brexit che pone dubbi in merito alla quota di permessi destinati al Regno Unito, hanno registrato un vero e proprio crollo delle quotazioni nell’ultimo periodo, trascinandosi di pari passo le quotazioni dell’energia elettrica.

 

 

I nostri articoli sono di carattere tecnico, apolitici e anche se a volte moderatamente polemici (nel merito delle questioni tecniche come incentivazioni concesse e poi modificate ex post), non lasciano spazio a considerazioni esistenziali. Questo articolo vuole terminare con una chiosa sul momento drammatico che stiamo vivendo e che riguarda la nostra vita, il lavoro, le abitudini, le nostre famiglie e i nostri amici. Torna utile rammentare il mito greco del vaso di Pandora, dal quale, una volta aperto, uscirono tutti i mali del mondo che si sparsero su tutta la terra, facendo iniziare i problemi per gli uomini. I mali erano la malattia, la morte, l’inganno, la delusione, la miseria, la violenza… Per ultima, dal vaso, uscì la speranza. È proprio con la speranza che vogliamo terminare queste considerazioni, perché ogni momento difficile, prima o poi, si supera e sarà così anche questa volta.

Nel frattempo consigliamo di monitorare bene il prezzo delle commodities… e magari approfittarne per bloccare qualche posizione.

 

Primo passo per il recupero delle addizionali provinciali sull’energia elettrica

È cominciato l’iter di recupero dei costi sostenuti negli anni 2010 e 2011

 

Con precedenti comunicazioni e in un articolo esaustivo pubblicato sulla scorsa Newsletter, si era già trattato nel dettaglio il tema del recupero delle addizionali provinciali. Ogni impresa che aveva pagato le addizionali provinciali al proprio fornitore, può chiederne il rimborso con un termine di prescrizione di dieci anni. In estrema sintesi si tratta di recuperare quanto pagato nel biennio 2010/2011 (dal 2012 l’addizionale provinciale non si pagava più) e l’importo risulta spesso degno di attenzione.

Ricordiamo che per un sito con consumo pari ad almeno 200.000 kWh/mese l’importo oggetto di recupero è quindi pari ad almeno 44 mila euro.

Da una prima analisi possiamo affermare che quasi tutti i nostri clienti si sono attivati prontamente. Qualcuno con la propria associazione di categoria, altri con il proprio avvocato, altri ancora in autonomia, altri tramite lo studio legale a cui si è appoggiato PTE. Per questi ultimi il rimborso stimato aggiornato alla data di pubblicazione dell’articolo è pari a quasi un milione di euro.

Da parte dei fornitori, come previsto, sono arrivate le comunicazioni di diniego di rimborso, in risposta alle prime lettere monitorie. Questo ci era già stato preannunciato dai fornitori stessi. Essi infatti possono rivalersi sulle Dogane o sulle Province, ma solo in presenza di una condanna in via definitiva che preveda il risarcimento di uno specifico cliente. A poco vale citare le sentenze già emesse che non fanno giurisprudenza, ma valgono ognuna per il singolo cliente.

Nei casi di richieste di rimborso inferiori ai 50 mila euro, la legge prevede una negoziazione assistita e poi, eventualmente, un giudizio civile. Negli altri casi è previsto da subito il giudizio civile.

Ricordiamo la disponibilità del nostro studio di avvocati, che normalmente utilizziamo per controversie nei confronti di GSE, Autorità, eccetera, che ha previsto una proposta di consulenza per il rimborso delle addizionali che potremo inoltrarvi se richiesto. Anche per le imprese che hanno intrapreso in autonomia la richiesta, nel caso di diniego di rimborso, negoziazione assistita o giudizio civile, è possibile studiare una soluzione di assistenza da hoc.

 

Nomina dell’Energy Manager per i grandi consumatori

Obbligo di comunicazione on-line entro il 30 aprile

 

La Legge 10/91 prevede l’obbligo di nomina del tecnico responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia, anche detto energy manager, nei seguenti casi:

 

• soggetti operanti nel settore industriale che nell’anno precedente hanno avuto un consumo di energia superiore a 10.000 tonnellate equivalenti di petrolio;

• soggetti operanti nei settori civile, terziario e dei trasporti che nell’anno precedente hanno avuto un consumo di energia superiore a 1.000 tonnellate equivalenti di petrolio.

 

 

Volendo fornire un riferimento, 1.000 tep corrispondono a circa 1,2 milioni di m3 di gas naturale o a 5,4 milioni di kWhe in usi finali.

La FIRE (Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia) ha predisposto una piattaforma web per l’inserimento delle nomine dell’Energy Manager e dei consumi che è l’unico canale per l’invio della nomina, al seguente indirizzo. La nomina va effettuata secondo le seguenti tempistiche:

 

• per i soggetti obbligati: entro il 30 aprile 2020. I consumi di riferimento per il calcolo delle soglie sono quelli del 2019;

• per i soggetti che procedono volontariamente alla nomina: i soggetti non sottoposti all’obbligo possono nominare il Responsabile in qualunque momento dell’anno, fermo restando l’obbligo del 30 aprile per le nomine degli anni successivi, come previsto dal punto 5 della nota esplicativa della Circolare MiSE del 18 Dicembre 2014.

 

Si ricorda come, la mancata nomina, comporti l’applicazione di una sanzione amministrativa. Il D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia” prevede infatti che […] L’inosservanza, della disposizione che impone la nomina, ai sensi dell’articolo 19 della legge 9 gennaio 1991, n. 10, del tecnico responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia, è punita con la sanzione amministrativa non inferiore a 5.164 euro e non superiore a 51.645 euro.

Sul sito della F.I.R.E. sono disponibili le Linee guida FIRE per la comunicazione della nomina dell’Energy manager e un foglio di calcolo di supporto per la pre-valutazione dei consumi energetici.

 

Diagnosi energetiche 2019 concluse, ma il monitoraggio è fondamentale

Il monitoraggio delle utenze energetiche rimane di primaria importanza in ottica di risparmio di energia e di denaro

 

In data 22 dicembre 2019 è scaduto il termine entro cui inviare le diagnosi energetiche all’ENEA. Scadenza che si ripete ogni 4 anni per coloro che sono soggetti all’obbligo (grandi imprese e/o imprese energivore) o per coloro che procedono per via volontaria. Così come per le diagnosi del 2015, anche nel 2019 PTE si è occupata di redigere ed inviare ad ENEA le diagnosi energetiche di numerose imprese, svolgendo gli audit per i siti di aziende di diversi settori: dall’industria manifatturiera ai trasporti, dalle imprese di servizi alla Grande Distribuzione Organizzata. Complessivamente, nell’anno appena concluso, PTE ha redatto un totale di 77 diagnosi energetiche per 41 imprese differenti. In seguito all’analisi dello stato di fatto, fra le proposte di interventi di efficienza energetica, si segnalano:

 

• installazione di impianti di cogenerazione/trigenerazione;

• ammodernamento di centrali termiche e frigorifere;

• sostituzione di compressori dell’aria;

• recuperi termici;

• sostituzione di impianti di illuminazione interni ed esterni con apparecchi a LED e relativi sistemi di regolazione e controllo;

• realizzazione di impianti fotovoltaici.

 

Nel 2019, per assolvere all’obbligo delle diagnosi, è stata essenziale la presenza di sistemi di monitoraggio dei consumi di energia, finalizzati ad avere una situazione più chiara e più veritiera della ripartizione dei consumi all’interno degli stabilimenti o dei siti presi in esame, con l’individuazione delle utenze o dei reparti più energivori, sui quali concentrare l’attenzione per definire interventi di efficienza energetica e conseguire così risparmi energetici (e dunque anche economici). L’implementazione e l’ampliamento della copertura dei sistemi di monitoraggio rimarranno comunque elementi chiave anche per le diagnosi del 2023.

Ogni monitoraggio deve essere dotato di un sistema di archiviazione, visualizzazione e analisi dei dati. Fra questi sistemi, quelli che trovano più applicazione sono le piattaforme web in “cloud”, che garantiscono al contempo sicurezza e comodità, essendo possibile accedervi in ogni momento e da ogni dispositivo abilitato dotato di connessione internet.

PTE è in grado di fornire ai propri Clienti la piattaforma “PTE Cloud”, che può interessare tutte le imprese o Pubbliche Amministrazioni che hanno necessità di gestire ed elaborare dati di consumo e/o produzione di energia. Le funzionalità e le caratteristiche nella brochure allegata.