Newsletter 7 – 2017
Inaugurata la nuova centrale di teleriscaldamento di Bolzano
Un grande spettacolo di luci e musica ha dato vita alla nuova centrale
Sabato 18/11 alle 18.11 è stata inaugurata la nuova Alperia Tower, la torre d’accumulo del calore a servizio del teleriscaldamento della città di Bolzano. Il grande serbatoio ha tutti i numeri per essere considerato tra le opere di ingegneria di maggiore spicco. È alto 40 metri e può immagazzinare quasi 6.000 metri cubi di acqua riscaldata per mezzo del calore di scarto recuperato dal termovalorizzatore di Bolzano.
La quantità di energia termica che può essere immagazzinata e ceduta alla rete è pari a 220 MWh, corrispondente al consumo medio di 1.500 famiglie in una giornata invernale.
Si è trattato di un progetto molto impegnativo – commenta l’ing. Michele Tarolli, direttore dei lavori e amministratore unico di PTE – ma altrettanto importante dal punto di vista strategico, con una notevole componente tecnologica ed artistica. È stata messa alla prova la capacità di coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti, ma possiamo ritenerci molto soddisfatti dei risultati tecnici ed economici ottenuti.
Il culmine della festa di inaugurazione è stato raggiunto con la spettacolare accensione della torre che, per valorizzarla dal punto di vista architettonico, è stata rivestita esternamente con pannelli in alluminio retroilluminati da circa 220 lampade led colorate. Lo spettacolo di giochi di luce si ripete ogni giorno nelle ore notturne, offrendo a tutta la città la concreta testimonianza di come si possa usare in modo efficiente l’energia pulita.
Prezzi dell’energia 2017: considerazioni di fine anno
Siamo ormai arrivati a fine anno e possiamo riportare una sintesi dell’andamento dei prezzi delle commodity
L’anno 2016 è stato caratterizzato da prezzi futures e prezzi spot nella borsa elettrica italiana tra i più bassi mai raggiunti, per la felicità delle imprese e lo sconforto dei produttori. Poi, a settembre 2016, la situazione è completamente cambiata e tutti si sono improvvisamente accorti che il mondo non sarebbe stato più quello di prima. A causa della mancata riapertura di 17 centrali nucleari francesi, la Francia ha cominciato a importare energia elettrica dai Paesi confinanti, tra cui l’Italia. Il prezzo di borsa è passato da 40 €/MWh a più di 70 €/MWh e i futures per l’anno 2017 da meno 37 €/MWh a più di 47 €/MWh.
Durante il 2017 una serie di motivi hanno poi mantenuto elevati i prezzi. Riportiamo una sintesi divisa per trimestre:
• primo trimestre: l’anno si apre con un freddo polare e una domanda di gas dei clienti domestici in forte aumento (gennaio), cominciano a farsi sentire gli aumenti dei costi del carbone, i prezzi spot francesi altissimi trascinano quelli borsa elettrica italina, solo a marzo i prezzi spot e futures cominciano a calare, grazie all’aumento delle temperature e al Brent che si attesta sui 50 $ a barile;
• secondo trimestre: si comincia a sentire la mancanza delle precipitazioni invernali, con produzione di energia idroelettrica ai minimi, il bombardamento degli USA in Siria e le tensioni in Medio Oriente contribuiscono a far aumentare i costi del Brent; siamo nel momento dove i prezzi sono i più bassi dell’anno, anche se ci si accorge come i costi del carbone stiano costantemente e pericolosamente aumentando;
• terzo trimestre: si comincia con un aumento dei prezzi elettrici dovuti all’incremento delle temperature e alla mancanza di energia idroelettrica, mentre i prezzi del gas rimangono stabili; nei successivi mesi, invece, i prezzi aumentano, a luglio gli organi istituzionali certificano la ripresa economica mondiale e italiana, ad agosto le temperature raggiungono valori elevati e conseguentemente aumentano i consumi dovuti al condizionamento civile e a settembre dalla Francia arrivano cattive notizie circa la riapertura delle centrali nucleari;
• quarto trimestre: il trimestre si apre con la notizia del blocco dell’importante centrale nucleare francese di Tricastin e basta questa notizia a far aumentare i prezzi dell’energia elettrica e del gas; il petrolio, già a 60 $ a barile a fine ottobre, arriva a più di 65 $ a barile, livello più alto toccato dalla metà del 2015.
Se esaminiamo gli anni 2016 e 2017 possiamo riportare le seguenti osservazioni.
1. PREZZI SPOT (energia elettrica e gas naturale) – v. tab. 1 e 2
a. In Italia i prezzi della borsa elettrica sono mediamente aumentati, dal 2016 al 2017, di ben il 27%. Anche in Germania e in Francia si sono avuti aumenti importanti (rispettivamente del 19% e 23%) anche se i prezzi in questi Stati risulta inferiore a quelli italiani.
b. In Italia (PSV) e in Europa (TTF) il prezzo del gas è mediamente aumentato, dal 2016 al 2017, di circa il 23-24%. La differenza è pari a circa 2 c€/Sm3, valore che con le misure contenute nella SEN (Strategia energetica Nazionale) si potrebbe ridimensionare.
Tabella 1 – Valore medi annuali Borse elettriche (prezzi spot) Italia, Germania e Francia
Tabella 2 – Valore medi gas naturale (prezzi spot) al PSV Italiano (Punto di Scambio Virtuale) e al TTF olandese (Title Transfer Facility)
2. PREZZI FUTURES (approfondimento per l’energia elettrica) – v. tab. 3
a. Si può notare come, nello stesso anno, in Italia, le quotazioni tra il prezzo minimo e massimo arrivino anche fino ai 15 €/MWh (ad esempio l’anno 2018 bloccato nel 2017 ha avuto una differenza di 14,15 €/MWh). In Francia, a causa delle notizie sulle centrali nucleari, tale spread è arrivato fino a quasi 25 €/MWh (esempio dei furures dell’anno 2017 quotati nel corso del 2016).
b. Dall’analisi delle differenze tra quotazioni minime e massime, risulta evidente l’importanza di scelta del momento opportuno per la stipula del contratto di fornitura. In molti casi, per evitare di trovarsi costretti a scegliere in un momento con le quotazioni elevate, può risultare meno rischioso comprare secondo il modello di portfolio management o acquisto a tranche, in modo da ridurre il rischio.
Tabella 3 – Valori minimi e massimi annuali energia elettrica (prezzi futures) Italia, Germania e Francia
Come conclusione di carattere generale si può osservare l’enorme differenza tra prezzi dell’anno 2016 e dell’anno 2017. Probabilmente, durante il primo anno l’energia costava troppo poco, mentre nel secondo è risultata fin troppo cara. L’andamento dei prezzi del 2017 è anche la dimostrazione che il mercato italiano non è isolato, ma risente direttamente dai mercati vicini e di come sia importante cominciare a riflettere sulle future strategie di acquisto, che meritano sempre più attenzione, anche in periodi relativamente lontani dalla reale decorrenza della fornitura stessa.
Riportiamo di seguito anche i grafici dell’andamento delle quotazioni per i vari anni (CAL – Calendar) – Italian Futures su piattaforma EEX e su piattaforma PSV.
Esplosione gasdotto in Austria: quali conseguenze sui prezzi?
Effetti della dipendenza energetica dell’Italia dall’estero
Nella mattinata di martedì 12 dicembre a Baumgarten (Austria) è esploso il gasdotto che importa verso l’Italia il metano dalla Russia. A seguito del blocco, solamente per 8 ore, del flusso di gas verso il nostro Paese, i prezzi hanno subito un’impennata dopo i rincari delle settimane precedenti dovuti alla fermata di un’altra condotta di importazione, quella che arriva da Germania e Olanda e il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza energetica (rientrato fortunatamente già il 15 dicembre), che prevede diverse misure per limitare i consumi e aumentare la disponibilità.
Attraverso Baumgarten transita il 10% della domanda europea di gas naturale, per un volume pari a circa 40 miliardi di metri cubi l’anno; la centrale è il terminale del gasdotto di Urengoy-Uzhgorod, che collega la Russia all’Europa passando attraverso l’Ucraina, con una portata potenziale di 140 miliardi di metri cubi l’anno. Da Baumgarten, al centro di una rete di gasdotti secondari, il gas arriva in Italia, Francia, Germania, Croazia, Slovenia ed Europa orientale.
Come già accennato, nella giornata dell’incidente, il prezzo del gas in Italia è aumentato in modo significativo. Secondo MGP-GAS, una delle piattaforme italiane gestite dal GME, il giorno 11 dicembre il prezzo oscillava tra i 24,9 e i 25,9 c€/m3 con una media di 25,8 c€/m3, mentre il giorno successivo i valori oscillavano tra i 33,9 e i 68,8 c€/m3, con una media di 48,6 c€/m3. Nella giornata di mercoledì 13 dicembre anche i prezzi spot elettrici hanno risentito di questo aumento e il PUN orario quotato alla Borsa elettrica alle ore 17:00 ha toccato quota 170 €/MWh. Questo è facilmente comprensibile se si pensa che dall’Austria entra in Italia, tramite il passo del Tarvisio, quasi la metà del metano importato e che buona parte dell’energia elettrica in questo periodo viene prodotta con i gruppi termoelettrici alimentati a gas naturale.
Anche se questo incidente ha messo a dura prova gli approvvigionamenti di gas complessivi, va detto che il sistema del gas europeo, è solido ed è migliorato rispetto al 2009, quando fu messo a dura prova dal blocco delle forniture russe attraverso l’Ucraina.
Una positiva conferma arriva dal rapporto sulla sicurezza gas, pubblicato il mese scorso dall’associazione europea dei Tso, EntsoG, che prevede, nello scenario più pessimistico (totale interruzione degli approvvigionamenti dalla Russia nei 20 giorni più freddi dell’inverno) un deficit di volumi pari a non oltre il 7% della domanda.
SEN 2017
Un punto di partenza per il futuro del sistema energetico nazionale
Con il Decreto Ministeriale del 10 novembre 2017 è stata adottata la Strategia Energetica Nazionale (SEN) 2017, il piano decennale del Governo per anticipare e gestire il cambiamento del sistema energetico italiano. L’Italia ha raggiunto in anticipo gli obiettivi europei, con un’incidenza di rinnovabili del 17,5% sui consumi del 2015 rispetto al target del 17% al 2020 e, grazie ad importanti progressi tecnologici, si aprono nuove possibilità di conciliare contenimento dei prezzi dell’energia e sostenibilità.
La Strategia si pone tre obiettivi principali:
• competitività: migliorare la competitività del Paese, riducendo il gap di prezzo e di costo dell’energia rispetto all’Europa, in uno scenario di prezzi internazionali crescenti;
• sostenibilità: raggiungere gli obiettivi ambientali europei di de-carbonizzazione in maniera sostenibile;
• sicurezza: migliorare la sicurezza di approvvigionamento e la flessibilità delle infrastrutture energetiche, incrementando l’indipendenza energetica dell’Italia.
Si riportano alcuni obiettivi della SEN che potrebbero direttamente interessare le imprese italiane:
• efficienza energetica e riduzione di 10 Mtep di consumi al 2030;
• obiettivo del 28% di fonti rinnovabili al 2030;
• riduzione di più di 2 c€/mc del differenziale di prezzo del gas italiano e quello del nord Europa;
• riduzione differenziale di prezzo dell’energia elettrica con il resto dell’Europa;
• riduzione e successiva cessazione di uso del carbone per la produzione elettrica;
• razionalizzazione del downstream petrolifero e incentivo dei biocarburanti;
• riduzione delle emissioni di CO2 e decarbonizzazione al 2050;
• incentivi in ricerca e sviluppo tecnologico clean energy;
• promozione della mobilità sostenibile e dei servizi di mobilità condivisa;
• miglioramento e ottimizzazione delle reti di trasporto e dell’approvvigionamento delle commodity;
• riduzione della dipendenza energetica dall’estero dal 76% del 2015 al 64% del 2030.
Per realizzare tutto ciò, la SEN prevede un investimento complessivo di 175 miliardi di euro: di questi 30 miliardi saranno dedicati a reti ed infrastrutture del gas e dell’energia elettrica, 35 alle fonti rinnovabili e 110 per l’efficienza energetica.
Industria 4.0: quali opportunità per l’efficienza energetica?
Piano Nazionale Industria 4.0: le principali novità
Con il termine Industria 4.0 si indicano tutti quei processi in grado di integrare l’automazione industriale con le nuove tecnologie, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro e aumentare la produttività degli impianti. Il governo italiano ha voluto cogliere queste opportunità inserendo, nella legge di bilancio 2017, il Piano nazionale Industria 4.0 che prevede un insieme di misure in grado di favorire gli investimenti per l’innovazione e per la competitività delle imprese.
Le principali agevolazioni previste riguardano iperammortamento al 250%, superammortamento al 140% e proroga della Nuova Sabatini. Il progresso tecnologico incorporato nei beni capitali acquistati dalle imprese, assieme ai software e ai sistemi dinamici per la gestione dei flussi informativi ed energetici permetterà una riduzione dei consumi di energia per unità di prodotto e quindi una maggiore efficienza energetica.
Più nello specifico, le misure riguardanti l’efficienza energetica si possono sintetizzare nelle seguenti attività:
• reingegnerizzazione delle architetture di connessione in rete dei diversi apparecchi;
• sistemi dinamici per la gestione dei flussi informativi, compresi i carichi energetici;
• avanzamento tecnologico delle apparecchiature e maggiore resa energetica.
Questi interventi, assieme ai dispositivi per il monitoraggio dei consumi energetici, come già anticipato dal Governo, dovrebbero rientrare nell’agevolazione dell’iperammortamento al 250% per investimenti in beni materiali strumentali nuovi.
Polo Tecnologico per l’Energia rimane a disposizione per fornire assistenza alle imprese per cogliere le opportunità offerte dal Governo.
Le auto elettriche tra innovazione e cambiamento
Proponiamo l’intervista della Cassa Rurale Alta Valsugana al prof. Maurizio Fauri sul tema delle auto elettriche
Il tema delle auto elettriche si sta sempre più diffondendo soprattutto nell’ottica di una mobilità sostenibile. La Cassa Rurale Alta Valsugana ha voluto approfondire il tema con un’intervista, a Maurizio Fauri di Polo Tecnologico per l’Energia e docente dell’Università di Trento. Nel corso del 2017 ha contribuito alla stesura del Piano per la mobilità elettrica nella Provincia di Trento. Riproponiamo l’intervista in forma integrale.
Ma l’auto elettrica conviene?
Oggi il costo di acquisto di un’auto elettrica è ancora superiore a quello di un’auto con motore a combustione interna, ma il confronto è impari perché la tecnologia dell’auto con motore endotermico è estremamente matura mentre quella dell’auto elettrica è ancora gli albori ed i costi di produzione industriale sono inevitabilmente più alti. I costi di gestione sono, però, inferiori perché non esiste più la necessità di cambiare l’olio del motore, i filtri e neppure le pastiglie dei freni perché la frenata è elettromagnetica con recupero di energia. I freni meccanici vengono usati solo in caso di emergenza.
Senza tener conto di eventuali incentivi, il maggior costo di un’auto elettrica viene comunque recuperato nel giro di 2-3 anni grazie alle minori spese di manutenzione, alla maggiore efficienza energetica e all’esonero dal pagamento della tassa di proprietà per i primi 5 anni.
Qual è la situazione oggi della ricerca? (autonomia, immagazzinamento energia, etc.)
Il lato debole delle auto elettriche è l’accumulo energetico che determina l’autonomia di percorrenza. La ricerca è fortemente concentrata sullo sviluppo di maggiori prestazioni delle batterie. Le auto elettriche di pochi anni fa avevano una autonomia inferiore a 100 km, mentre oggi arrivano fino a 300 km ed oltre. Attualmente le classiche batterie al piombo-acido sono rimpiazzate dalle batterie agli ioni di Litio che hanno una densità energetica 5 volte superiore e riescono a sostenere migliaia di cicli di ricarica senza effetto memoria.
La ricerca punta sullo sviluppo di nuovi materiali per la realizzazione di anodi e catodi con l’impiego, per esempio, di nanotecnologie che riescono ad offrire elevatissime superfici di scambio elettrochimico.
Come si sta organizzando il mondo per favorire la mobilità elettrica?
Le intenzioni di diversi stati europei sono di vietare le auto a benzina e diesel nei prossimi anni: Olanda e Norvegia a partire dal 2025, Gran Bretagna e Francia dal 2040. La Cina attualmente è il primo produttore mondiale di auto elettriche ed entro il 2018 ha in programma di arrivare almeno all’8% con le vendite dei veicoli ad emissioni zero. Diverse case automobilistiche si stanno predisponendo per un cambio radicale di politica industriale. Volvo, per esempio, ha annunciato che ogni nuovo modello che verrà lanciato a partire dal 2019 avrà un motore elettrico, mettendo praticamente fine alla produzione di auto equipaggiate con solo motore endotermico.
Il Piano provinciale cosa prevede?
La Provincia autonoma di Trento sta sviluppando una serie di politiche per una mobilità sempre più sostenibile. Tra queste rientra il piano programmatico della mobilità elettrica, approvato dalla Giunta il 22 di settembre scorso. Il piano mira a potenziare, prima di tutto, le infrastrutture di ricarica, che risultano fondamentali per lo sviluppo della mobilità elettrica. A tale scopo, sono previsti contributi per installare colonnine di ricarica in tutte le strutture ricettive della provincia, in tutti i centri abitati, presso le aziende, nei parcheggi pubblici e nelle residenze domestiche, in modo da favorire prevalentemente il traffico pendolare e turistico.
I contributi per l’acquisto delle auto, per i residenti in Trentino, sono entrati in vigore con il 1°novembre e variano da 4.000 a 6.000 euro a seconda che si tratti di autoveicoli ibridi plug-in o di autoveicoli totalmente elettrici. Per facilitare le pratiche, i cittadini si possono rivolgere direttamente ai concessionari che beneficiano degli incentivi attraverso una convenzione sottoscritta con la Provincia. I concessionari attualmente convenzionati sono sei: Rotalnord Auto (Nissan), Activa (BMW), Sighel Bruno & Figlio (Piaggio), Dorigoni (Audi, Volkswagen, Seat, Skoda), Gruppo Alpin (Renault), Autoindustriale (Smart, Mercedes).
Punti deboli: il costo; la rete; l’autonomia
In assenza di incentivi, l’auto elettrica ha un costo di acquisto superiore a quello di una vettura tradizionale equipaggiata con motore a combustione interna. I minori costi di gestione, dell’energia elettrica e della mancanza del bollo per 5 anni portano però ad un tempo di pareggio dei costi di 2-3 anni. Con l’incentivo provinciale appena entrato in vigore, la differenza di costo diventa quasi trascurabile.
Per la mobilità elettrica, rimane comunque il punto critico dell’ansia da ricarica perché le auto a combustione interna hanno ormai consolidato l’abitudine di una autonomia di percorrenza fin oltre 1.000 km. L’uso dell’auto elettrica richiederà anche un cambio di mentalità, accettando una autonomia ridotta e la necessità di ricaricare l’auto elettrica ogni qualvolta si fa una sosta prolungata, in maniera similare a quanto si usa fare con i telefoni cellulari. Una rete di ricarica capillare e facilmente accessibile diventa quindi fondamentale per una diffusione della mobilità elettrica.
Se scompare il motore termico chiuderanno le fabbriche e si perderanno posti di lavoro?
Sicuramente cambierà il tipo di professionalità ma è la logica dell’innovazione. Quando è arrivato il telefono cellulare sono scomparse le cabine del telefono; quando sono arrivati i CD, ha chiuso la fabbrica della Sony a Rovereto che produceva videocassette VHS. Il passaggio non sarà comunque immediato ma ci sarà tempo per riconvertire i lavoratori delle officine meccaniche che in futuro dovranno avere delle competenze maggiormente indirizzate verso i motori elettrici, l’elettronica di potenza e l’informatica.
Ci sarà elettricità per tutto il parco macchine?
In molti vedono le auto elettriche come un problema energetico, ma potrebbero invece essere una risorsa nella gestione dei flussi di potenza sulla rete elettrica. La produzione di energia elettrica dalle fonti rinnovabili solari ed eolica non è programmabile e quindi richiede la regolazione dei carichi o l’installazione di sistemi di accumulo come potrebbero essere le auto elettriche. In alcuni paesi europei, lo scambio bidirezionale di energia tra l’auto elettrica e la rete è già regolamentato, in modo che oltre a ricaricarsi, l’auto possa cedere energia alla rete in caso di necessità o di tariffe elettriche vantaggiose.
In tutti i casi bisogna accettare il fatto che i combustibili fossili non sono inesauribili e quindi l’energia in futuro dovrà e potrà essere creata sempre più con le fonti rinnovabili o con nuove forme di produzione che ancora non sono disponibili come, per esempio, la fusione nucleare fredda o calda.
Come si risolverà il problema della produzione di energia elettrica ora affidata alle centrali termiche? Non è diseconomico un doppio passaggio e cioè bruciare combustibile per produrre elettricità?
Energeticamente ed ambientalmente, l’uso dell’auto elettrica conviene fin da subito. Un veicolo alimentato con combustibile fossile ha un rendimento energetico del 33 % circa, mentre un veicolo elettrico ha un rendimento complessivo superiore all’85 %, dato che ha modo di recuperare l’energia dalle frenate.
Con un calcolo semplicistico, dato che il rendimento delle centrali elettriche a combustibile fossile supera il 40 %, anche producendo tutta l’energia elettrica per l’alimentazione dei veicoli elettrici con combustibile fossile, il rendimento finale sarebbe quanto meno lo stesso delle auto con motore a combustione interna (il rendimento finale è pari a 85 % x 40 % = 34 %). Il rendimento energetico ed ambientale globale dipende quindi dalle modalità di generazione primaria dell’energia elettrica. Inoltre, la produzione concentrata di energia elettrica, in poche grandi centrali termoelettriche, riduce le emissioni grazie alla possibilità di filtrare i prodotti della combustione in maniera più economica ed efficiente rispetto ad un uso disseminato dei combustibili fossili con vetture a motore endotermico che comporta un inquinamento atmosferico diffuso dei gas di scarico.
Si tenga presente anche il minor inquinamento acustico e la riduzione dei costi di manutenzione per la pulizia delle pareti interne delle gallerie stradali. D’altra parte è certamente preferibile stare in coda dietro una macchina elettrica piuttosto che dietro una vettura a combustione interna, magari scarburata
Senza l’accisa che attualmente pesa sugli idrocarburi come si comporterà lo Stato?
Questa è l’incognita maggiore che grava sul settore della mobilità elettrica. La riduzione dei consumi dei combustibili fossili e delle relative accise porterà sicuramente ad una revisione della tassazione. Il passaggio alla trazione elettrica non sarà però istantaneo ma durerà diversi anni. Si possono configurare molti scenari. Uno tra questi potrebbe essere che l’importo della componente A3 dell’energia elettrica che ora finanzia gli impianti fotovoltaici rimanga la stessa anche al termine del periodo di 20 anni di incentivazione. D’altra parte gli italiani sanno bene che “le vie della tassazione sono infinite”.
A proposito Marchionne non strizza l’occhio all’elettrico
Non solo Marchionne, ma tutta l’industria automobilistica si dovrà adeguare rapidamente ad una nuova forma di mobilità. L’auto elettrica cambierà i sistemi produttivi, lasciando alle attuali case costruttrici solamente la componente estetica della carrozzeria e l’aereodinamica delle vetture. I motori elettrici, l’elettronica di potenza ed i sistemi di controllo non saranno più infatti esclusiva delle case automobilistiche, come prima lo erano i motori endotermici.
Molte case automobilistiche, come la FCA (ex FIAT), non sono preparate al cambiamento e alla diffusione dell’auto elettrica, tanto che le maggiori associazioni mondiali dei produttori di auto (tranne Tesla) hanno richiesto a Pechino una revisione al ribasso del programma per i veicoli elettrici che prevede una percentuale di vendita dell’8% entro il 2018.
Pochi mesi fa, praticamente tutte le case automobilistiche del mondo (American Automotive Policy Council, European Automobile Manufacturers Association, Japan Automobile Manufacturers Association e the Korea Automobile Manufacturers Association) hanno indirizzato una lettera al ministero dell’Industria cinese, per richiedere uno spostamento di almeno un anno dell’entrata in vigore delle nuove regole, senza il quale si avrebbe un massiccio stravolgimento del portfolio dei prodotti delle aziende dell’automotive attive in Cina.
La sfida del cambiamento è appena cominciata.
Un regalo di Natale per i bambini dell’Hospice
Il progetto prevede la ristrutturazione della zona giorno della struttura e la realizzazione di una piccola zona bimbi
Durante il periodo che precede il Natale, Polo Tecnologico per l’Energia sostiene economicamente delle realtà che operano nel settore del volontariato, sia a livello locale che internazionale.
Quest’anno, abbiamo avuto modo di scoprire l’attività che svolge l’Associazione “Vivere in Hospice” Onlus e siamo rimasti colpiti dalla preparazione e sensibilità con cui i volontari affrontano un tema così complesso come l’accompagnamento al fine vita.
Infatti, l’Associazione opera nel contesto dell’Hospice “Amedeo Bettini” di Mori (TN), struttura sanitaria residenziale per malati terminali. È un luogo d’accoglienza e ricovero temporaneo nel quale il paziente viene accompagnato durante le ultime fasi della sua vita con un appropriato sostegno medico, psicologico e spirituale affinché le viva con dignità nel modo meno traumatico e doloroso possibile. Oltre all’equipe medica e infermieristica, l’Hospice vive anche grazie al contributo dei volontari. Per ulteriori informazioni in merito all’attività dell’Associazione vi invitiamo a visitare il loro sito internet.
Il nostro contributo è servito a realizzare il progetto di un’area giochi per i bambini, intervento ritenuto necessario per creare un ambiente accogliente per ospiti e parenti. Sabato 16 dicembre 2017, è stata inaugurata la zona bimbi in occasione della festa di Natale dell’Associazione. Polo Tecnologico per l’Energia ringrazia l’Associazione per la gentile collaborazione e augura a Voi e alle Vostre famiglie Buone Feste!
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